Sindromi coronariche acute: terapia antitrombotica ottimale


Le sindromi coronariche acute generalmente sono causate da occlusione dell’arteria coronaria al sito della rottura della placca aterosclerotica. Il trattamento elettivo è rappresentato dalla terapia antiaggregante piastrinica o antitrombotica con l’obiettivo di mantenere la pervietà dell’arteria.

Nei pazienti con sindromi coronariche acute senza sopraslivellamento ST, la terapia antitrombotica seguita da rivascolarizzazione coronarica ( quando fattibile nei pazienti ad alto rischio ) rappresenta la strategia di trattamento ottimale.
Nel pazienti con sindromi coronariche acute con sopraslivellamento ST che ricevono un farmaco fibrinolitico, gli antitrombotici sono importanti per prevenire la riocclusione.
Le complicanze di sanguinamento della terapia antitrombotica sono associate a un sostanziale aumento degli outcome ( esiti ) avversi nel breve e nel lungo periodo.
La selezione del più appropriato antitrombotico permette di minimizzare sia le complicanze emorragiche sia ischemiche.
I fattori che sono associati ad aumentato rischio di sanguinamento e che devono essere presi in considerazione quando si sceglie un antitrombotico comprendono: ridotta funzione renale, breve periodo di tempo alla procedura invasiva ( inferiore di 24 ore ), e il rischio generale di sanguinamento.

Per i pazienti che si debbono sottoporre a cateterizzazione cardiaca tardiva e che non sono ad alto rischio di sanguinamento, l’Enoxaparina o Fondaparinux rappresentano scelte accettabili.
Per i pazienti che invece sono destinati a una cateterizzazione precoce o sono ad aumentato rischio di sanguinamento, Fondaparinux o un’Eparina non-frazionata sono la scelta ottimale.

I pazienti con grave alterazione della funzione renale dovrebbero ricevere Eparina non-frazionata. ( Xagena_2008 )

Fitchett D et al, Expert Rev Cardiovasc Ther 2008; 6: 935-944



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